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domenica 24 aprile 2011

Pipe e fiori, considerazioni a freddo

Una nota personale sulla manifestazione “Pipe e fiori in festa”, Varese, 10 aprile 2011.

foto © FumareLaPipa
Tanta gente, belle bancarelle, pipe per tutti i gusti, un sole spettacolare e soprattutto tanti bei sorrisi ovunque. Potrei chiudere qui la descrizione della giornata varesina del 10 aprile, aggiungendo un sentito ringraziamento a Carlo Imparato, che ha portato avanti con ferrea convinzione un progetto piuttosto ardito.
Se non che…

Per prima cosa non renderei giustizia della bellezza delle ore passate in compagnia di tanti buoni amici e in un clima di festa familiare. E’ stato davvero emozionante vedere tanti pipatori per le vie di Varese, fermi ai crocicchi o seduti ai tavoli dei bar, a chiacchierare amabilmente e ammirare pipe e composizioni floreali.
Si respirava un’aria serena, quasi fuori dal tempo, come se Piazza Giovine Italia si fosse trasformata per opera di una bacchetta magica in un non-luogo dove il tempo non esiste e splende sempre il sole. 

Ma permettetemi di dirla tutta onestamente, perché c'è un particolare che mi ha lasciato un retrogusto perplesso: le due degustazioni “toscane” hanno oscurato per l’intero pomeriggio il mondo della pipa, monopolizzando l’attenzione su di sè.
So che farò storcere il naso a diversi buoni amici, che hanno molto apprezzato l’opportunità delle due degustazioni. Ma mi è parso assolutamente palese che il pomeriggio ha visto l’attenzione del pubblico catalizzata dai tavoli avvolti da nuvole di toscano. I banchetti di pipe sono rimasti lungo la via quasi come spettatori loro stessi.
So anche che l’organizzazione di una festa della pipa non è cosa semplice in Italia, per via del politically correct e del fatto non trascurabile che i tabacchi sono soggetti a monopolio statale. Eppure… forse si sarebbe potuto dare più spazio alle pipe dal punto di vista artigianale, cioè proprio l’aspetto che ha reso la provincia di Varese luogo d’eccellenza a livello internazionale. Mi sarebbe piaciuto per esempio sentir parlare qualche artigiano, che mostrando blocchetti di radica nei vari passaggi di lavorazione, illustrasse al pubblico la storia che sta dietro ogni singola pipa. Porre l’attenzione sulla manualità, sull’inventiva, la progettazione e l’artigianalità. Rendere partecipi fumatori e non-fumatori di cosa significhi realizzare una pipa. Dischiudere al pubblico alcune curiosità o piccoli segreti che rendono ogni pipa un oggetto unico con una sua storia.

Sono certa che sentir parlare un artigiano e vedere i vari stadi di lavorazione del blocchetto avrebbe attirato l’attenzione di moltissime persone, non solo fumatori: chiunque sia attratto dall’artigianato, dalla tradizione manuale, dal tempo e dall’impegno che stanno dietro un oggetto, avrebbe certamente apprezzato un intervento di questo genere.

Mi sento quindi, dal basso della mia (in)esperienza, di mandare un suggerimento per la prossima edizione: qualche spazio dedicato al lavoro artigianale e non solo ai tabacchi. Forse potrebbe anche essere un incentivo in più (unito all’evidente successo della prima edizione) per invogliare anche altri artigiani della zona a partecipare.

Chiudo rinnovando il mio ringraziamento a Carlo Imparato, che fin dall’inizio ha creduto fermamente nella bontà di questo progetto e ne è stato ben ripagato dall’alta partecipazione e dalla splendida giornata.

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